Su Slowine è stato pubblicato oggi qui questo interessante articolo su uno dei vitigni Siciliani da noi più mati: il Perricone.
“Le fonti storiche scritte che riguardano il Perricone sono praticamente inesistenti, per quanto si tratti di un vitigno molto conosciuto in Sicilia, soprattutto nella parte occidentale dell’isola.
Tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento era una delle varietà più diffuse ed esclusive del territorio che va da Palermo a Trapani, con una presenza significativa anche nel resto della Sicilia. Il suo declino iniziò, come per molte altre varietà italiane, con l’invasione fillosserica che in pratica ne distrusse la coltivazione; era conosciuto anche con i sinonimi di pignatello (nel Trapanese) e tuccarino.
La ripresa della sua coltivazione fu lenta e non portò mai più il vitigno a raggiungere i livelli di diffusione precedenti, anche perché nel frattempo altre varietà a bacca nera più redditizie e resistenti agli agenti crittogamici si erano imposte.
Dopo anni in cui la ricomparsa del perricone sul territorio siciliano veniva auspicata da più parti, anche in considerazione delle caratteristiche morfologiche che ben lo adattano ai terreni dell’isola, ma senza troppe convinzioni nella pratica, si registra di recente un’inversione di tendenza e una felice riscoperta della varietà, che è stata reimpiantata da molti e che attualmente fornisce parecchie ottime etichette.
Attualmente la presenza del vitigno in Sicilia è per lo più sparsa a macchia di leopardo. Risulta abbastanza coltivato soprattutto nella fascia occidentale dell’isola – anche perché è varietà raccomandata nelle sole province di Palermo, Trapani e Agrigento -in particolare nella zona di Trapani. Contribuisce, talora con percentuali basse, alla composizione di molte Denominazioni siciliane ed è contemplato come tipologia in purezza nella grande Doc Sicilia.
Il grappolo del perricone è di grandezza media, lungo e a volte lunghissimo (fino a 33 centimetri), cilindrico-conico o conico-piramidale, di media compattezza. L’acino è grande o medio-grande, sferico, con buccia spessa, pruinosa, di colore bluastro nero. Quando giunge a maturazione, di solito verso la metà di settembre, l’uva ha buon grado zuccherino e acidità bassa.
Oggi è sempre più frequente trovare il Perricone vinificato in purezza, mente permane l’usanza di utilizzarlo in associazione con altre varietà a bacca bianca e nera. Il vino che generalmente si ottiene ha intensi profumi vinosi, fruttati e speziati, a cui fa seguito un gusto sapido, caldo e di buon equilibrio, sostenuto da un deciso timbro tannico che può disegnare un’ottima personalità ma anche, se non ben gestito, sensazioni finali eccessivamente asciutte e astringenti.
Di seguito segnaliamo quelle che, a nostro avviso, sono le 12 migliori etichette di Perricone proposte al momento dalle aziende siciliane (in ordine alfabetico):
Cantine Barbera, Menfi (AG)
Nei vigneti di Marilena Barbera, che si estendono attorno alla cantina da cui si domina la piana che arriva al mare di Menfi, da tempo è presente il perricone, con cui si produce, in 2.400 bottiglie, il Menfi Microcosmo 2016, speziato e fruttato, dai tannini vispi e scattanti.
Cantine Rallo, Marsala (TP)
Gran parte dei vigneti di questa cantina si trovano nel bel territorio collinare compreso tra i comuni di Alcamo e Camporeale. Qui si produce il Sicilia Rujari 2016 (6.600 bottiglie), intensamente fruttato e polposo, che ha evoluzione dinamica e pulita in bocca, con un finale lungo e una gradevole venatura amarognola.
Cantine Settesoli, Menfi (AG)
Le 9.000 bottiglie del Perricone Mandrarossa Costadune 2017, prodotte da questa grande realtà cooperativa fondata nel 1958,propongono al consumatore un approccio semplice e appagante, con un sensibile residuo zuccherino e tante note floreali.
Castellucci Miano, Valledolmo (PA)
La valorizzazione del terroir è il “credo” principale di questa azienda, che opera in un territorio singolare, ampio e variegato, dove le viti allevate principalmente ad alberello salgono fino ai 1100 metri di quota, tra campi incolti e frumento. Il Sicilia Perricone 2016 (10.000 bottiglie), è un rosso di grandissimo valore che nobilita la varietà: ampio e sfaccettato, ha naso cristallino e varietale, con una bocca succosa e piena di materia.
Centopassi, San Cipirello (PA)
Centopassi è il ramo enologico delle cooperative Libera Terra che, su terre confiscate alla mafia, ha via via affinato la produzione e raggiunto ottimi livelli qualitativi. Nel Cimento di Perricone 2016 (2.600 bottiglie) domina la componente fumé, che ben bilancia le note dei legni di affinamento e l’intensità della materia fruttata, con una freschezza persistente.
Di Legami, Castellammare del Golfo (TP)
I circa 40 ettari vitati di Giuseppe Di Legami si trovano in una parte di territorio compresa fra i co- muni di Fulgatore e Marsala. Dinamico e ampio, il Perricone Berlinghieri 2016, prodotto in 6.500 bottiglie, alterna componenti balsamiche e fruttate, mostrando personalità decisa e una piacevolissima chiusura di bocca.
Feudo Disisa, Monreale (PA)
Una parte di quello che era lo sconfinato feudo dell’arcivescovo di Monreale è oggi di proprietà della famiglia Di Lorenzo: un territorio particolarmente vocato per i vitigni autoctoni come il perricone. Nel Sicilia Perricone Gran Massenti 2016 (2 4.000 bt; 15 €) la trama tannica fine e l’elegante e persistente speziatura accompagnano un sorso generoso e gastronomico.
Fondo Antico, Rilievo (TP)
Giuseppe Polizzotti è il titolare di questa azienda e il custode di una tradizione famigliare che risale a due generazioni addietro: i suoi vigneti si trovano nell’agro che si estende tra Paceco e Fulgatore, nell’entroterra rispetto alla cantina. Intense note di frutta rossa e una decisa componente di erbearomatiche caratterizzano il Per Te 2017 (10.000 bottiglie), che ben si esprime anche servito a una temperatura da bianco.
Luca Sicana, Casteltermini (AG)
Sempre più radicata nel territorio siciliano, Costanza Trevisan segue terre, vigne e cantine in mezzo ai monti Sicani, in provincia di Agrigento. Da poco ha introdotto nella sua gamma di vini la novitàdel Pizziferru 2016 (3.000 bottiglie), che dopo un anno di affinamento in barrique usate offre note di pesca e una leggera liquirizia, in un quadro gustativo morbido e avvolgente, caratterizzato da note di frutta matura.
Porta del Vento, Camporeale (PA)
Il parco vitato di Marco Sferlazzo, anima e custode di Porta del Vento, si trova a 600 metri di altitudine nell’agro di Camporeale, su antichi pendii di origini marine pieni di fossili e minerali. Ricco, pieno di materia e succoso il Perricone Maquè 2015, convincente e personale interpretazione della varietà, prodotto in 10.000 bottiglie.
Tasca d’Almerita, Sclafani Bagni (PA)
Ottimo il lavoro che la storica e universalmente conosciuta azienda siciliana ha fatto con questa varietà: il Sicilia Perricone Guarnaccio 2016, prodotto nel consistente numero di 40.000 bottiglie, rende pienamente onore al vitigno, che Tasca interpreta in modo fintamente facile: in realtà ha beva accattivante e immediata, bella polpa fruttata e morbida ma anche incisiva profondità e ben delineato carattere.
Valdibella, Camporeale (PA)
Comunità, solidarietà, impegno sociale e grande attenzione per una viticoltura biologica fortemente rispettosa dell’ambiente sono i tratti che caratterizzano questa bella cooperativa contadina. “Irrequieto” il Sicilia Acamante 2015 (4.000 bottiglie), che è centrato sulla ricca componente fruttata e su una struttura tannica ben evidente e decisa, a tratti nervosa.”
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