Contrade dell’Etna sta diventando sempre di più un’opportunità per far conoscere i vini dell’Etna al di là non solo dello stretto, ma oltre i confini nazionali.
La manifestazione tenuta quest’anno lunedì 3 aprile lo ha confermato: l’aria era intrisa di lingue straniere, era facile incontrare volti noti della cucina locale e nazionale, così come viticoltori di altre zone e regioni. Marcin Oz, di vini Campisi, ci diceva di provare un’invidia positiva per quello che i viticoltori dell’Etna riescono a fare, riunendosi e lavorando per un obiettivo comune in giornate come queste.
Impossibile raccontare tutto quello che abbiamo assaggiato, ascoltato e visto; iniziamo con un paio di considerazioni generali. La location, il castello Romeo, a Randazzo, ha permesso un maggiore respiro rispetto agli anni precedenti, che si svolsero presso la cantina Graci a Passopisciaro. Bella l’idea di dividere le cantine per versanti e/o comuni, così da iniziare a geolocalizzarle meglio e ad introdurre quelle idee di terroir, cru e tipicità che ancora restano abbozzate fra le varie contrade.
Più discutibile e discussa l’idea di presentare solo l’annata 2016; per i vini dell’Etna significa ovviamente dare un’idea, a che ne capisce e a chi li conosce, delle potenzialità di bottiglie che avranno qualcosa da dire fra diversi mesi (come nei casi dei bianchi) o anni addirittura (per gli Etna Rosso). Si è assaggiata tanta roba ovviamente non pronta; spesso con profumi già interessanti, in alcuni casi anche complessi, ma ancora imbevibili. Alcuni visitatori in avvicinamento a questi vini e che non ne conoscono sentori, profumi, gusti e retrogusti hanno fatto una gran fatica ad apprezzarli (se non quando sottobanco qualche produttore ha tirato fuori qualche annata pronta).
Per raccontare cosa ci è piaciuto vorremmo questa volta proprio partire dalle contrade, cioè suddividere a seconda del terroir, a partire dal versante Nord Ovest, quello che più ci ha colpito fra i tanti calici assaggiati. E premettiamo che abbiamo scelto di provare soprattutto quello che non conoscevamo; questo significa che questa volta (a malincuore) abbiamo escluso tante, ma tante, bottiglie, che già sappiamo di amare. Inutile descrivere sensazioni olfattive o al palato, alla luce dell’immaturità dei vini, ci limitiamo a dirvi cosa ci è sembrato più promettente. Ecco i nostri “si faranno”:
Contrada Monte Colla (Randazzo) – Frank Cornelissen è sicuramente fra i primi ad aver portato avanti il concetto di contrada, di cru, sull’Etna. Numerosi sono quindi i suoi vini che provengono da singoli vigneti; a Contrade ne abbiamo assaggiati diversi, oltre all’immancabile Magma, ma qui ne vogliamo raccontare uno. Munjebel MC Monte Colla nasce da un terreno argilloso, con un segno distintivo molto marcato, da un vigneto di Nerello Mascalese piantato nel 1946, una vigna che ci è stata descritta in un’ottima posizione, con terrazze a 800 mt. s.l.m.
Contrada Crocemonaci (Randazzo) – Alice Bonaccorsi: fra i 750 e i 900 mt. sul livello del mare. Etna Rosso (80% Nerello Mascalese, 20% Nerello Cappuccio), Etna Bianco (100% Carricante).
Contrada Calderara (Randazzo) – Calabretta: fra i 700 e i 750 mt. s.l.m., Vecchie Vigne (Nerello Mascalese in purezza), prefillossera, terra nera sabbiosa con letto di pietre superficiale.
Contrada Calderara (Randazzo) – Eno-Trio: Etna Rosso 100% Nerello Mascalese: ci raccontava Désirée Puglisi che secondo suo padre Nunzio questa contrada è il supercru, il terreno più adatto per il Mascalese, come la zona di Milo il migliore per il Carricante (purtroppo non abbiamo potuto assaggiare il loro unico Traminer Aromatico, piantato a contrada Nave, a Bronte, a 1137 mt. s.l.m.).
Contrada Allegracore (Randazzo) – Bruno Ferrara Sardo: a 715 mt s.l.m., fra viti vecchie di 40-50 anni, nasce ‘Nzemmula, Nerello mascalese in purezza con tracce di Nerello cappuccio.
Contrada Allegracore (Randazzo) – Romeo del Castello: il vigneto di Rosso Vigo a 700 mt. s.l.m., che viene prodotto solo nelle annate migliori, come nel caso del 2016. Con Chiara Vigo e Gianluca Torrisi abbiamo anche parlato del progetto “Etna in etichetta“, che sembra prossimo all’inaugurazione.
Contrada Sciaranuova (Randazzo) – Eduardo Torres Acosta: vigneto a 850 mt. s.l.m. per il suo Pirrera, 90% Nerello Mascalese e 10% altri vitigni, son una vite vecchia di almeno 50 anni. Il vino nasce attraverso una fermentazione spontanea in vasche di cemento, e viene prodotto nella cantina di Arianna Occhipinti (qui non facciamo pettegolezzi, chiedete a lui come mai).
Contrada Santo Spirito (Passopisciaro, Castiglione di Sicilia) – Irene Badalà: il suo Etna Rosso 2014 è stato uno dei nostri lunedìVINI, e abbiamo già detto molto qui. Una promessa ad Irene l’abbiamo strappata: un suo sito internet entro l’estate!
Contrada Feudo di Mezzo (Passopisciaro, Castiglione di Sicilia) – Tenuta Benedetta: molto interessante il Sangiovese di Vigna Benedetta (ne abbiamo assaggiato, con gran piacere, anche il 2014, trattato come un Etna Rosso perché così gli era stato venduto. Dopo averlo analizzato, si è scoperto si trattava di Sangiovese, con gran sorpresa della famiglia Noli, che viene proprio dalla Toscana, dalla provincia di Arezzo). Il loro Etna Rosso si chiama Vigna Laura e si trova sempre nel comune di Castiglione in contrada Verzella.
Contrada Pontale Palino (Solicchiata, Castiglione di Sicilia) – Theresa Eccher: a 800 mt. s.l.m.da viti prefillossera nasce Altero, 98% Nerello Mascalese, 2% Nerello Cappuccio. Ma uno dei migliori assaggi di giornata è stato Alizèe, il loro Etna Banco che nasce a Passopisciaro, in contrada Marchesa.
Contrada Carpene (Trecastagni) – Cantine di Nessuno: fra i 750 e gli 800 metri, alle spalla del dorso di Monte Ilice (dove si trovano altre vigne di Cantine di Nessuno, fino a 950 mt. s.l.m.), ci sono i vigneti di Nuddu, l’Etna Rosso, 80% Nerello Mascalese e 20 % Nerello Cappuccio, da affinare per 24 mesi in barriques e per 6 mesi in acciaio.
Contrada Carpene (Trecastagni) – Tenute Monte Gorna: 760 mt. s.l.m., versante sud-est del vulcano. E’ stato bello rivedere Sebastiano, fresco di laurea, e assaggiare i nuovi prodotti della vite, da noi già recensiti qui: Etna Bianco, Carricante al 60% e Catarratto al 40% ed Etna Rosso, nella proporzione classica 80/20 fra Mascalese e Cappuccio.
Contrada Nave (Bronte) – Santa Maria La Nave: del nostro primo incontro con Sonia Spadaro, abbiamo già raccontato, così come del suo Millesulmare, Grecanico dorato in purezza assaggiato qui in versione 2016, che nasce da un vitigno eroico, a 1.100 mt. s.l.m, una delle vigne più alte sull’Etna e in Europa. In attesa di provare il suo Metodo Classico da questo vitigno, che verrà presentato nei prossimi giorni al Vinitaly.
Ci sarebbe tanto altro da dire in merito agli incontri fatti e a ciò che abbiamo visto brillare nei nostri calici: un esempio per tutti, l’Etna Bianco Gamma di Federico Curtaz, che vogliamo assolutamente riprovare con maggiore calma e attenzione.
Salvo Foti disse in un’intervista ad Andrea Scanzi, per il suo libro Il vino degli altri: “Non esiste un solo Etna, basta muoversi di pochi chilometri per passare da passaggi sub-tropicali a montani. Cambia anche il terreno non è sufficiente asserire che è vulcanico. Lo stato di sgretolamento dà vita a particelle molto fini oppure scheletri di pomice che chiamiamo ripiddu, dall’alta capacità drenante.”
Questa edizione di Contrade, ancor più delle precedenti, se possibile, ha confermato che ci siano molti Etna, tutti da scoprire.
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